Tre anni per capire l'esistenza di un decreto che nell'ambito di una pseudo ristrutturazione della sanità prevedeva e prevede la chiusura di un ospedale. Tre anni per capire che quell'ospedale era stato chiuso già nel 2010. Una struttura che volutamente si è macchiata nel tempo di sperpero del denaro pubblico che ne giustificasse il ridimensionamento e la successiva chiusura. Un plesso ospedaliero aperto in campagna elettorale da Bassolino & co. destinato alla chiusura, un morto che cammina insomma. Goccia dopo goccia si è cercato di ostacolare il cammino di una struttura che nel tempo poteva di certo essere l'eccellenza, superando in strutture ben più blasonate.
E così ci siamo ritrovati ad essere consapevoli di noi stessi, consapevoli del nostro status di periferia. Agropoli è periferica di qualcosa e di qualcuno, periferia di Vallo della Lucania culla dello strapotere politico, periferia perfino di se stessa quando non riesce a reagire a minacce poco velate, di politici e funzionari, di toglierci un bene sociale come il pronto soccorso e l'intera struttura ospedaliera. In questi anni la situazione agropolese sembrava essere cambiata dalla presenza di tanti nuovi politici, eppure non riusciamo ad essere appieno il fulcro del nostro territorio, unica città del Cilento.